Le donne della scuola sono tutte belle by Elisabetta Ricci

Le donne della scuola sono tutte belle by Elisabetta Ricci

autore:Elisabetta Ricci [Ricci, Elisabetta]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Albatros
pubblicato: 2018-01-30T13:07:51+00:00


Comincio con il descrivervi una mattina qualunque del nostro anno scolastico. Noi, le insegnanti di solito a scuola prima dei ragazzi, indaffarate nelle nostre classi, tra armadi che si aprono, libri che si sfogliano, lavagne che si cancellano, il registro delle assenze sulla cattedra già aperto, la voce di qualche collega che chiama il collaboratore per un problema improvviso, qualche risata, qualche protesta da parte nostra, ma ansiose di vedere entrare loro, i nostri alunni. Poi, sempre puntuale, (da noi alle 8:15) il suono della campanella, ed eccoli entrare con i loro abiti colorati, con i loro zaini pieni di “vita”, mi correggo, pieni di libri e non solo; sono assonnati, sorridenti, imbronciati, spaventati, silenziosi, ognuno con il proprio vissuto dall’infanzia in poi. Ah, dimenticavo, tra i più piccoli c’è sempre chi è alla porta che piange disperato, non vuole entrare e si attacca alla mamma o al papà, e i poveri genitori ci implorano con gli occhi di aiutarli. Quella per un insegnante è la prima difficoltà del mattino: arriva la maestra sorridente, lo guarda, gli sorride, si accosta con dolcezza e tendendogli la mano e rassicurandolo con parole convincenti lo calma un pochino, poi la mamma e il papà fanno il resto, ed eccolo che afferra la mano dell’insegnante e insieme si incamminano verso la classe con passo deciso, perché è ora di iniziare, gli altri ci aspettano! E quando entri in classe mai nessuno è seduto al proprio posto, sono tutti in giro per l’aula a chiacchierare, felici di rincontrarsi, si scambiano idee, si raccontano episodi capitati loro il giorno prima, e così via, e allora è ora, dobbiamo iniziare. Basta a volte (quasi mai, in verità) dire “seduti” e loro si accomodano, ma non come pensate voi, Carissimi, in modo ordinato e tranquillo, come i soldatini che rispondono a un preciso comando. No, l’esatto contrario: si siedono tra libri che cadono, sedie che si rovesciano, scoppi improvvisi di risate: «Guarda, mia madre mi ha messo pane e Nutella!! Che gioia, non vedo l’ora che arrivi la ricreazione». Oppure scoppi improvvisi di pianto: «Ho dimenticato l’astuccio, non ho il quaderno d’italiano…» e così via. Dopo un po’ ci sistemiamo e noi, in tutto questo, ci sentiamo tranquille, è raro che perdiamo la calma perché questa è la nostra routine. Siamo lì tra di loro. Finalmente un po’ di silenzio, i libri sono pronti, sul banco insieme ai quaderni colorati e agli astucci traboccanti di pastelli, pennarelli, matite e tanto altro ancora.

«Maestra» dal fondo dell’aula.

«Sì caro».

«Sai, domenica vado al parco giochi, papà lo ha detto ieri sera a tavola».

E lì di nuovo tutte le manine si alzano, tutti vogliono parlare, tutti hanno un’esperienza da comunicare.

E la maestra: «Benissimo, ma ora è necessario mettere le assenze, non dubitare, ne parliamo a ricreazione».

Il bambino si rassegna, è proprio ora di iniziare. E finalmente eccoci immersi nelle nostre cose, si lavora nella nostra classe-laboratorio, si producono idee e conoscenze, si fanno domande, si danno risposte, si cerca di capire ma… se



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